lunedì 10 dicembre 2007

La macchia nera


Questo è un quadro di Thomas Cole. Si intitola "The Oxbow". E' stato fatto nel 1836 e simboleggia il cammino degli americani verso ovest. Nella parte destra del quadro tutto è luminoso, c'è vita, c'è il fiume, insomma quella parte è stata "civilizzata" dall' arrivo dei futuri salvatori del mondo. A sinistra invece c'è quella brutta macchia nera che deve ancora essere "illuminata" dalla ragione e dal mandato divino degli ormai ex-coloni.
In realtà dietro quella macchia nera c'era un popolo che già da millenni popolava quelle terre: i cosidetti "indiani d'America" che i "civilizzatori" hanno in gran parte sterminato e in piccola parte imprigionato in riserve a dir poco umilianti. Fra poco arriverà il post sui pellerossa, ed è pronto anche il secondo mostro giapponese, sembra di no ma mi do da fare:)


P.S. So che qualcuno mi ha mandato una mail all' indirizzo everberz@gmail.it cliccando sul link qui a fianco per quanto riguarda "Segnala l'Usanza". Non ho più questa mail perchè mi dava problemi. Scrivetemi su alberz85@hotmail.it .

mercoledì 5 dicembre 2007

No Comment



''Gli immigrati che chiedono la residenza, se in possesso dei requisiti, dovrebbero essere messi sotto osservazione per sei mesi. Nel momento in cui ottengono la residenza la commissione dovrebbe assumersi il compito di seguirne gli spostamenti e controllarne il comportamento andando a chiedere informazioni anche ai vicini di casa. Passati questi primi sei mesi, se gli stranieri si sono comportati bene, allora possono restare, in caso contrario devono essere sottoposti ad altri tre mesi di verifica e poi espulsi. Sarebbe giusto fargli capire come ci si comporta usando gli stessi metodi dei nazisti: per ogni trevigiano a cui recano danno o disturbo, vengono puniti dieci extracomunitari''.

Giorgio Bettio, consigliere comunale della Lega Nord a Treviso. 4 Dicembre 2007

lunedì 26 novembre 2007

I progetti del passato e i ricordi del futuro


Ho scoperto da poco (purtroppo) una canzone. L'autore è Federico Salvatore... Si, quello di "Azz" e degli "incidenti" al vomero, in paradiso ecc...
Quello che suona la chitarra con la sinistra ma usando una per destri senza invertire le corde (azz), quello che ha partecipato a San Remo con un bellissimo brano intitolato "Sulla Porta" e che naturalmente non ha vinto.
Adesso questo cantautore ha cambiato strada. Da anni ormai non fa più le canzoni di prima: quelle comiche che lo hanno lanciato al Maurizio Costanzo Show nelle quali il cantautore contrapponeva due figure, Federico e Salvatore, uno ricco e snob e l'altro povero e rozzo, e si è dedicato a canzoni più serie e di denuncia, molte delle quali accompagnate dalla bellissima musica popolare di Napoli, la sua città, che ama e che è protagonista di molte sue canzoni.In un paese con un minimo di senso della cultura questa scelta gli sarebbe valsa la ribaltà e invece nella nostra strana comunità gli è costato quella popolarità che si era ritagliato. Comunque sia alla fama, ai soldi e ai cosidetti "successi", Federico ha preferito altri valori come la vera "musica" spoglia da tutti i paletti che l' industria gli ha messo nel tempo.La canzone si intitola "Se io fossi San Gennaro", ha come base un tipico giro di accordi napoletano che accompagna delle rime baciate messe lì ad arte. Federico Salvatore si sfoga letteralmente contro il decadimento di Napoli degli ultimi decenni, concentrandosi sulle colpe dei napoletani stessi e lanciando strali anche a gente nota come Pino Daniele, Renzo Arbore e i "neomelodici" alla Gigi D'Alessio. La canzone ha inequivocabilmente innescato delle polemiche ma non voglio parlare di questo quanto dell' attaccamento di quest' uomo, completamente condiviso, per la cultura popolare di una Napoli ricca di arte e storia, che tanto ha dato in Italia e al mondo e che, ahimè, alla ricerca di quello che molti chiamano progresso, sta perdendo la sua identità e i suoi valori. E allora ecco che il "Centro Direzionale" diventa un "orinale", che la cattedra insegna "l'arte di arrangiarsi", che in una "Napoli che ruba in ogni telegiornale" si sente puzza di "malavita, cocaina e pizza margherita".
Ma quello che mi ha stupito di più è stato quel suo descrivere il progresso anche come un guardarsi dietro, come un conoscere le proprie le proprie fondamenta per poterci costruire sopra qualcosa, come un ricordare cos'è successo ieri se vuoi sapere cosa fare domani, altrimenti sei perso. Non voglio anticipare troppo ciò che dice nella canzone e vi lascio a due filmati per poterla ascoltare direttamente. Il primo è una serie di foto che si susseguono durante la canzone e che "accompagnano" il testo, il secondo è una esecuzione dal vivo ad "Apocalypse Show" nella quale Federico, per esigenze televisive taglia un paio di versi ma che vale la pena vedere.

Buon Ascolto!















Beh tra i personaggi di successo ce ne sono molti che sono "brave persone", per carità non generalizziamo. Quando finiscono una canzone e parte l'applauso vanno via sorridendo e felici e c'è chi gli applausi se li merita. Ma come avete potuto vedere nel secondo video, quelli come Federico Salvatore non vanno via sorridenti ma vanno via commossi e, non so voi ma penso che dovrebbero essero loro ad essere considerati dei "modelli da seguire" più degli altri.

sabato 24 novembre 2007

Mostri Giapponesi #1: Amamehagi


E' un mostro del nord est del Giappone, appare d'inverno in coppie di due o tre, soprattutto la notte del nuovo anno agricolo. Che cosa fa quando appare?

Divora gli uomini più pigri! I contadini allora ospitano i vari Amamehagi e promettono loro di impegnarsi e di lavorare molto anche l' anno successivo. Certo, la "penitenza" è brutale (se no non sarebbe un mostro) , però come ci dice Mizuki l'autore del libro, questo è un "mostro istruttivo". Lo stesso nome "Amamehagi" è indicativo. "Amame" vuol dire "callo dei piedi", quello che ti viene quando lavori molto. Qui è usato in senso ironico ed allude al callo che ti viene al sedere quando non fai nulla. "Hagi" invece vuol dire "estirpare" e quindi Amamehagi è colui che estirpa il callo che viene ai pigri. Secondo me questo mostro è anche espressione della cultura del lavoro tipica dei giapponesi che sono famosi per la loro dedizione al dovere di ogni giorno. Ci sono, per esempio, molti lavoratori che non godono di tutte le ferie di cui hanno diritto, il tasso di disoccupazione è tra i più bassi del mondo e i fannulloni o "presunti tali" sono fortemente emarginati dalla società.

venerdì 23 novembre 2007

Mostri Giapponesi #0


Ho deciso di iniziare una specie di "serie".
C'è un libro intitolato "Enciclopedia dei mostri giapponesi" scritto da Shigeru Mizuki.
In questo libro vengono raccontati tutti i mostri della cultura giapponese. Ce n'è di tutti i colori. Ne sceglierò alcuni tra quelli che trovo più interessanti.

Nell' introduzione a cura di Andrea Baricardi ci viene spiegato che il contenuto del libro non sono leggende o fiabe ma un mondo molto particolare che ha il sapore di fatti realmente accaduti e di cui non si hanno prove.
E' una bella premessa per vivere questi personaggi calandoci nella realtà con la quale li vivevano i giapponesi. In fondo, ci spiega sempre Baricardi, gli scenari in cui i giapponesi proiettavano i loro mostri non erano solo misteriosi come boschi umidi e montagne impervie ma erano anche reali e quotidiani come gli anfratti bui di casa, il cortile e la risaia. E' in questa dialettica tra reale e irreale che si proiettano i mostri, rappresentazione fantastica di una paura reale. "E' l'impressionante irrealtà del reale a farci sentire piccoli di fronte all' ignoto, e non il mostro che le incarna."

giovedì 15 novembre 2007

Chi vuole campare cent'anni?


Nel titolo del blog c'è la parola vita, sappiamo che in questo caso il "gioco" è bello quando dura tanto, ma allora cosa bisogna fare per farlo durare a lungo?
Beh prima di tutto la domanda è in un certo senso sbagliata, dovremmo chiederci invece DOVE bisogna stare per vivere tanto. Secondo gli esperti, infatti è l'ambiente naturale del luogo in questione che insieme a delle determinate abitudini quotidiane e alimentari permette di arrivare al traguardo del secolo e anche oltre. Non solo, ci arriverai anche coscente e "in forma"!
Se andate in Costa Rica (bellissima, un giorno ci dovrò andare), più precisamente nella penisola di Nicoya, troverete ultracentenari che invece di avere un piede nella fossa ce l'hanno in un bel modello di scarpe da ginnastica che usano per andare con la fionda a caccia di serpenti.
A Nicoya, una volta che arrivi a 60 anni, hai una possibilità di raggiungere i 100 quattro volte superiore alla media dei paesi industrializzati!

Altri luoghi della terra dove vengono registrati casi unici di longevità sono Okinawa in Giappone e la Sardegna (più precisamente al centro).
Come gia detto non si vive a lungo solo mangiando bene ma bisogna mettere in relazione quel tipo di alimento ad un certo stile di vita con un'attivita fisica regolare ma non esagerata (che non vuol dire solo fare sport ma anche camminare molto o fare determinati lavori) e l'ambiente naturale. Evidentemente il clima, la natura e l'aria di Okinawa sono ideali per il tipo di alimentazione di quelle zone; lo stesso discorso vale per Nicoya e Sardegna.
Proprio in quest'ultima è morto da pochi anni l'uomo che è entrato nel guinness dei primati nel 2001 per la sua longevità. Si chiamava Antonio Todde (nella foto), ma tutti lo chiamavano Tziu Antoni. Di Tiana, un piccolo paese sardo, è riuscito a stare in vita 113 anni, attribuiva la causa del suo record al bicchiere di vino giornaliero. Aveva fatto il pastore fino a 90 anni e non aveva mai toccato una sigaretta. Sempre sardo è l'uomo al posto numero 3 della "classifica". Primo in Europa, Giovanni Frau si è spento nel 2003 a 112 anni.

A questo punto viene da chiedersi se è così vero che vivere birra fa campare cent' anni. A quanto pare ci vuole ben altro...Se fosse così sarebbe davvero una delusione. Peccato in fondo ci credevo, vorrà dire che la sostituiremo col vino come faceva Tziu Antoni, tanto va bene lo stesso. Che poi la vita basta viverla intensamente anche se ti dura qualche anno in meno e sei soddisfatto comunque.

sabato 10 novembre 2007

Foglie al vento





Facendo ricerche sulla rete mi è capitato poche volte di trovare tanto materiale come quello che ho trovato per i Rom. Se volete approfondire quello che leggerete (e c'è tanto da approfondire) vi consiglio di andare qui.
La parola rom, oltre a non equivalere a "romeno", non equivale neanche a "zingari" visto che tra questi vi sono varie etnie e i rom sono solo una di queste. Esistono per esempio i Sinti, presenti soprattutto nel nord Italia e i Camminanti.

STORIA

Gli zingari sono un popolo nomade che è nomade da più di mille anni. Le loro origini sono indiane, più precisamente, nella zona del confine col Pakistan, ma si dice che alcuni di loro possano provenire anche dalle zone centrali dell'India. L' inizio del "nomadismo" risale intorno al 1000 d.C. Non si sa perchè: una leggenda racconta che essi vivevano in una terra meravigliosa dell 'India chiamata "Sind" e che la dovettero abbandonare a causa delle invasioni arabe e mongole.
La parola "zingaro" è offensiva, deriva dal greco athinganoi, che vuol dire "intoccabili" per descrivere appunto quella casta indiana che veniva dalla Frigia.


In Europa arrivarono intorno al 1400. Gli Zingari raccontavano delle bugie per essere meglio trattati, si spacciarono anche per "emigrati dell' Egitto", da qui l'altro apellativo "Gitani". In principio l’accoglienza fu buona perché il carattere misterioso della loro origine aveva lasciato una profonda impressione nella società medievale. Le condizioni e le abitudini di vita diverse trasformarono però la buona accoglienza in ostilità e gli zingari vengono presto identificati come turchi, nemici degli artigiani locali (visto che lo erano anche loro e facevano "concorrenza") e gente dalla pelle scura come quella del diavolo. Nel corso del tempo si passò alle persecuzioni, come quelle in Serbia e in Romania e allo sterminio di circa mezzo milione di zingari da parte dei Nazisti.

Attualmente essi sono presenti in tutti i paesi europei, nelle regioni asiatiche da essi attraversate, nei paesi del vicino oriente e del nord Africa. L'etnia Rom è quella che è diventata più sedentaria.

CULTURA

I Rom sono l'etnia più numerosa degli zingari; la parola Rom, in romani (la loro lingua), significa semplicemente "uomo". Il romani è una lingua indiana che ha subito delle influenze nel corso del tempo. Nel corso dei loro viaggi rom, sinti e camminanti hanno intrapreso più lavori: giostrai, artigiani, lavoratori di metallo (soprattutto rame), anche le donne facevano quello che potevano leggendo i palmi delle mani. Adesso, con lo sviluppo industriale, questi lavori sono entrati in disuso, l'artigianato non rende più come una volta, il rame è in "via d'estinzione" e gli zingari faticano molto economicamente. E' quindi nata la figura dello zingaro ladro, alcuni di loro lavorano nella malavita (non zingara), altri ancora chiedono l'elemosina.
Per quanto riguarda l'organizzazione sociale, la famiglia rom è un tipo di famiglia patriarcale. Ciò che conta in primo luogo per lo zingaro è la famiglia, il nucleo costituito da marito, moglie e figli. Le famiglie sono spesso estese e comprendono tutti quei parenti con in quali si tiene un rapporto più stretto con la convivenza nello stesso campo o la condivisione di affari.

Lo Zingaro è fondamentalmente religioso, anche se non aderisce con piena consapevolezza a nessuna religione positiva. Tutto ciò che risponde alla volontà divina è principio di amore e di vita. Lo Zingaro vede nell'amore la ragione della sua vita, infatti si ritiene del tutto giustificato agli occhi di Dio quando ha assolto il suo impegno verso il prossimo. Va evidenziato che il prossimo, per lo Zingaro, è l'uomo del suo stesso sangue, non lo straniero, il gagiò. questo non vuol dire che non provi sentimento di forte e sincera amicizia per i gagè, l'ospitalità è sempre sacra per gli Zingari.
Dalla contrapposizione dei due mondi (Zingaro e non-Zingaro) deriva una diversa valutazione: mentre è derubare ed ingannare uno Zingaro, queste azioni non sono avvertite come colpe se rivolte verso i gagè, poiché lo Zingaro reputa il nostro mondo immorale, spinto dall'egoismo e da interessi materiali. Le relazioni con la propria gente si caratterizzano invece per la spontanea generosità. Non c'è differenza tra povero e ricco; chi ha, dà. E' la legge del mondo nomade fondata sulla comunione dei beni: non esiste proprietà personale, né eredità.
(http://www.terrelibere.it/vento.htm).


I rom amano molto la musica, il loro strumento preferito è la fisarmonica con la quale fanno sovente degli spettacoli in strada per racimolare un pò di denare. La musica è presente anche nelle cerimonie come i matrimoni. A proposito di matrimoni, bisogna sottolineare la figura della donna nella società rom, figura spesso vittima di un sistema sociale estremamente patriarcale. Riporto qua un' altra citazione che ho trovato su terrelibere.

Il matrimonio viene stabilito dai genitori: il padre comunica al figlio l'intenzione di chiedere la mano di una ragazza per lui. Questa scelta appare al figlio come un dono. Già a partire dall'età di 14-15 anni, il giovane riceve una compagna e diventa un Rom, mentre prima non aveva alcuna importanza sociale. Il matrimonio tra i Rom può essere definito 'matrimonio per acquisto', in quanto il padre del ragazzo si reca presso la famiglia della ragazza per chiederle le mano, offrendo al padre di lei una somma di denaro. Il prezzo che viene pattuito tra le famiglie non è in realtà un prezzo d'acquisto, la sua funzione è più complessa: risarcimento al padre e ringraziamento per averla allevata bene, prova di possedere del denaro e quindi garanzia che la vita della ragazza nella futura famiglia non sarà dura, possibilità di un buon matrimonio, dato che parte della somma viene destinata per l'abbigliamento della sposa.
Secondo la tradizione, la prima notte di matrimonio una donna anziana controlla la verginità della ragazza mostrando agli invitati il lenzuolo o la sottana macchiati di sangue. Se viene verificato il contrario, ai festeggiamenti si sostituirà la lotta tra le due famiglie e la ragazza sarà considerata una prostituta e non potrà più sposarsi.

La sposa accolta nella casa del marito è inizialmente trattata come un'estranea dai suoceri. La vita al servizio della suocera è spesso dura; la sposa diviene serva della suocera e delle cognate più anziane, deve obbedire ai loro ordini. La coppia lascia l'abitazione del padre quando la sposa attende il primo figlio. Da questo momento il nuovo capo famiglia stabilisce la sua abitazione accanto a quella del padre.
Una serie di tabù circonda lo stato di gravidanza. Tutto ciò che riguarda il parto è impuro; la madre e il bimbo sono intoccabili: nessun uomo, nemmeno il padre, può accostarli. Secondo la tradizione, dalla nascita alla morte la donna è schiava del Rom. Da bambina obbedisce a suo padre, da donna a suo marito, da vecchia ai suoi figli. Ma con il passar del tempo e la nascita dei figli, il suo prestigio aumenta quando, a sua volta, può contare sulle nuore. L'importanza delle donne nell'economia è grande, è la donna che veglia sull'educazione del figlio fino ai suoi 10 anni, e all'educazione della figlia, e quindi al suo onore.


I rom hanno anche un loro tribunale: il Kriss, composto da degli anziani che grazia alla loro saggezza ed esperienza hanno il potere di risolvere le controversie che possono nascere in una comunità secondo delle regole non formali ma tramandate dalla tradizione.

Non ho scritto tanti post da quando ho questo blog, ma vi assicuro che questo è stato il più faticoso, c'era tanto di quel materiale che non sapevo che fare, davvero. Ho sicuramente saltato degli argomenti che potevano essere interessanti ma ho preferito mettere quelli più sconosciuti. Per quanto mi riguarda non voglio dire che siano santi ma di certo per molti aspetti provo una certa ammirazione, primo fra tutti è il fatto che non esiste un esercito zingaro, hanno viaggiato per mille anni senza armi, non hanno intenzione di rinunciare alla loro cultura. Certo, credere che il nostro mondo sia tutto immorale e sentirsi giustificati nei furti è sicuramente un errore ma finchè noi li teniamo a distanza e loro rimangono distanti non lo potranno mai capire... La loro organizzazione sociale danneggia le donne ma anche le donne sono zingare quindi lo zingaro è sia colpevole che vittima allo stesso tempo. E poi anche nella civiltà occidentale fino a non molto tempo fa non c'era certo parità fra i sessi (e per molti versi non c'è neanche adesso).

C'è un detto rom che dice: i rom sono come delle foglie piegate al vento, quando il vento passa esse ritornano sempre dritte.
Vi lascio ora ad un discorso pieno di umanità che fece Fabrizio De Andrè in un concerto e che trovate nell' album "Ed avevamo tutti gli occhi belli" e al quale mi associo. Grande Faber!

[...] Ma emarginazione dovuta anche a.. comportamenti desueti e diversi dovuti all'eredita di culture millenarie che certi popoli si portano dietro e a cui non hanno nessuna intenzione di rinunciare, è il caso del popolo rom, quello che noi volgarmente chiamiamo zingari [...], un popolo che gira il mondo da più di duemila anni, afflitto o affetto, io non so come meglio dire ma forse semplicemente affetto da quella che gli psicologi chiamano dromomania, cio la mania dello spostamento continuo, del viaggiare, del non fermarsi mai in un posto. E' un popolo secondo me che meriterebbe il premio per la pace, per il fatto appunto che gira il mondo da duemila anni senza armi.
Purtroppo i nostri storici, e non soltanto i nostri, preferiscono considerare i popoli non soltanto in quanto tali ma in quanto organizzati in nazioni se non addirittura in Stato e si sa che i rom, non possedendo territorio, non possono considerarsi nè una nazione nè Stato. Mi si dirà che gli zingari rubano, è vero, hanno rubato anche in casa mia; si accontentano però dell' oro e delle pallanche, l'argento non lo toccano perchè secondo loro porta male, lascia il nero. Quindi vi accorgete subito se siete stati derubati da degli zingari.
D'altra parte si difendono come possono. Si sa bene che l' industria ha fatto chiudere diversi mercati artigianali, buona parte dei rom erano o sono ancora artigiani: lavoratori di metalli, in special modo del rame, addestratori di cavalli e giostrai; tutti mestieri che purtroppo sono caduti in disuso. Gli zingari rubano, è vero, però io non ho mai sentito dire o non ho mai visto scritto da nessuna parte che gli zingari abbiano rubato tramite banca e questo mi pare che si un dato di fatto.
Applausi.

sabato 3 novembre 2007

La scorciatoia sbagliata


Che bello ricominciare con il blog, i miei problemi con internet dovrebbero essere davvero finiti, fra poco farò anche il collegamento UMTS così potrò scrivere comodamente da casa.

Molto spesso capita che ti svegli di buon umore, passi una bellissima mattinata, ti senti in pace col mondo, la vita è bella, ma poi, all' improvviso, di sorpresa, cominci a vedere nubi all'orizzonte, senti una musichetta che proviene dalla tv che non augura niente di positivo, ti vien la paura, hai gia sentito quelle note e non ti ricordano niente di felice, finisce la musichetta, un secondo di pausa che sembra come la quiete prima della tempesta, guardi incuriosito lo schermo ed ecco che tutto il tuo buon umore viene trascinato sotto terra e non tornerà per un bel pò di tempo.

Quello che senti subito dopo è:- "Benvenuti a questa nuova puntata di Studio Aperto", eh si, Studio Aperto, sei gia incazzato così, senza che dicano nulla, basta vedere la faccia da **** della Parodi. Ma il bello deve ancora venire, e allora iniziano i vari servizi sui noglobal che hanno sfasciato genova e qualcuno vuole che vengano "condannati" ai lavori socialmente utili, Berlusconi, stranieri ammazzatutti, rom, rumeni, romani, immigrati delinquenti, Berlusconi, cucciolotti di orso, figa, figa, cazzate sulla figa e termine della puntata. Il centro della terra si è impadronito del tuo buon umore. Anche se, bisogna dirlo, gli ultimi tre servizi se visti col silenziatore senza sentire ciò che si dice, ai maschi possono anche piacere... ma avendo anche il volume uno non ci può fare niente. Fede secondo me è meglio perchè è dichiarato, ha la sua fama di lecca-lecca, e tutti sanno cosa aspettarsi, invece Studio Aperto si presenta arrogantemente come tg neutrale e sano.

Questo lunga introduzione è per raccontare un pò di cose sui grandi accusati del periodo:i rumeni.

Innanzitutto, senza fare i finti buonisti è vero che le persone di origine rumena, in percentuale al numero di persone residenti, sono quelli che commettono più reati ecc.., è giusto dirlo. Ma quello che mi fa incazzare è la confusione che si fa quando se ne parla, le scorciatoie usate per far stare in 30 secondi un argomento che in 30 secondi non può starci.

Punto primo: Rom e rumeni non sono la stessa cosa, se qualcuno dovrebbe fare un sondaggio scoprirebbe probabilmente che più della metà degli italiani non lo sa (giustamente, visto che nessuno glielo dice). I Rom sono una MINORANZA del popolo rumeno, sono formati da vare etnie e parlano una lingua di ceppo indiano che è diffusa anche in Sud America. Il prossimo post sarà dedicato a classificare le varie etnie, provenienze e culture dei vari popoli nomadi presenti in Italia.

Penso che l'informazione in Italia scelga per ragioni politiche e per convenienza una strada sbagliata per raccontare la realtà degli immigrati. E' come se si fosse dietro una montagna e si dovesse raccontare cosa ci sia oltre, i telegiornali fanno il giro di fianco senza scalarla e vedono da una posizione bassa ciò che devono descrivere, mentre un' informazione come si deve scalarebbe la montagna e osserverebbe dalla cima quello che succede, solo un pò di fatica in più. Questa scorciatoia sbagliata, è normale, la adotterà anche la gran parte di coloro che guarda Studio Aperto senza informarsi meglio.
Se si sale sopra la montagna si scopre prima di tutto che, finchè nel mondo ci saranno paesi ricchi e paesi poveri è INEVITABILE che ci sia emigrazione, è inutile presentarla come una piaga da placcare, anche gli italiani sono emigrati ad inizio secolo, quindi l' immigrazione c'è e si ferma solo se il paese d'emigrazione si sviluppa come è successo a noi italiani lungo il '900.

Lo dico subito, gli immigrati che delinquono devono ritornare a casa, è normale che se non stanno alle nostre regole non ci stanno a fare nulla. Prima ancora bisogna chiedersi però perchè delinquono, delinquono perchè non hanno lavoro. Bene, allora se non c'è lavoro dovevano calcolare un flusso così grande di persone quando hanno allargato l' Unione Europea e agire di conseguenza, la Francia lo sta facendo adesso. Il nostro governo invece grida alle pene sicure dopo che egli stesso hai svuotato le carceri. Di questo e di altro ha parlato Rula Jebreal in un' intervista molto bella del blog di Grillo.
L'immigrazione non è un fenomeno d' importazione di delinquenti ma è una risorsa enorme non solo per il nostro arrichimento culturale che già sarebbe sufficiente ma anche in vista del "boom pensionistico" che richiederà più gente che paghi le tasse e quindi più gente che lavori.
Non è giusto vedere un popolo condannato ogni momento, la maggiorparte dei rumeni in Italia non ha fatto del male a nessuno, è solo gente disperata che vuole sopravvivere. A stento ho sentito che la ragazza che ha denunciato l'assassino della ragazza violentata era rumena; se facciamo il sondaggio secondo me lo sanno in pochi. E' sempre il solito discorso che si alimenta l'odio. Non è il V-Day che arma i pazzi ma i telegiornali che sentiamo. Nell' intervista, la Jebreal ricorda giustamente il palazzo pieno di immigrati mandato a fuoco in Francia.

Io sono un ragazzo e mi capita spesso di sognare, però penso sia strano per un ventiduenne essere costretto a sognare un telegiornale libero e completo come se fosse un' utopia. L' utopia dovrebbe essere un mondo di uguaglianza senza guerre, non un telegiornale....credo.

martedì 31 luglio 2007

Bloco de Lama: Non solo una festa..ma anche carnevale




Senza vestiti firmati, senza niente di vanitoso da ostentare, solo, solo, solo divertirsi a contatto con la natura e con l'aiuto della samba. La foto nell' "Espresso" di questa settimana mi ha incuriosito su questa interessante festa di carnevale brasiliana. Non le tipiche sfilate con costumi sgargianti e neanche i fomosi carri allegorici ma solo persone ricoperte di fango che ballano e vanno in giro per la città di Parati (a 250 km da Rio de Janeiro). Vi lascio qualche foto recuperata sulla rete per farvi un'idea. A me è piaciuto molto vedere l'armonia tra queste persone e la natura. Se molti dicono che il carnevale è uno "sfogo" sociale nel quale si è liberi di vestirsi come si vuole e di fare quello che si vuole (come dice anche il detto: a Carnevale ogni scherzo vale) alla faccia di tutte le regole sociali che vigono durante l'anno, il Bloco de Lama da proprio l'idea di libertà, l'idea di poter fare anche una cosa che durante gli altri giorni verrebbe giudicata con ribrezzo: sporcarsi col fango. Dimenticandosi però che questo è solo un miscuglio tra terra e acqua, elementi fondamentali per la vita.



lunedì 16 luglio 2007

Launeddas elettroniche, quando la teconologia si mischia con la tradizione


"Elettroneddas" si legge nei siti internet che parlano di questo neonato strumento. Non sono altro che la versione elettronica delle launeddas di cui ho gia parlato. Elettronico non si deve confondere con elettrico però, quest'ultimo non è altro che un'amplificazione di uno strumento "tradizionale" lasciandone intatte le caratteristiche; quando si parla di versione elettronica invece si deve pensare a quello che è stato la tastiera nei confronti del pianoforte oppure ancora meglio la cornamusa di Hevia che ha riscosso un ottimo successo qualche anno fa. Si tratta quindi di un sintetizzatore che produce il suono delle launeddas tradizionali e di un "controller" che presenta la stessa forma.

L'elettronica porterà vantaggi e svantaggi rispetto al vecchio strumento, si potranno usare diverse scale modali e cambiare tipo di launeddas grazie ad una piccola tastiera, inoltre le elettroneddas sono piu maneggevoli delle loro antenate ma perdono putroppo tanto della loro espressività, non possono competere infatti nei cambiamenti di intensità del suono e nella qualità di questo anche se, si sa, la teconologia può solo migliorare.

L'ideatore si chiama Franceso Capuzzi, è di Carbonia in provincia di Cagliari, non ha caso è un suonatore di launeddas ed è laureto in ingegneria elettronica.

Ecco quindi un altro esempio delle capacità creative sarde e adesso ci si può solo interrogare su quello che sarà il futuro delle launeddas elettroniche: se verranno apprezzate dal mondo musicale sardo, se saranno esportate fuori dall'isola..chissà. Speriamo solo che invece di entrare in competizione con le launeddas tradizionali ne aiutino al contrario la loro rivalorizzazione e riaffermazione.
P.S. Se qualcuno per puro caso dovesse trovare una foto me la invii pure che io non riesco proprio a trovarla.

venerdì 13 luglio 2007

Rieccomi

Basta, non ce la facevo più a vedere nell'account settimanale di shiny Stat numeri sempre più piccoli. Complice la definitiva morte del mio pc, il diffettoso collegamento a internet col computer di famiglia e altre piccole cazzate ho dovuto mollare il blog ma ho deciso di riscrivere in un modo o nell'altro anche perchè vedevo che qualche oraggioso, che ringrazio di cuore, ci provava a venire per vedere se il letargo era finito...ebbene il letargo dovrebbe essere finito, il pc di famiglia funziona e dovrei riuscire a trovare il tempo per scrivere "qualcosaognitanto", la blogosfera mi è mancata, spero di recuperare il tempo perduto. A presto

sabato 19 maggio 2007

two is megl che one



Eh si, c'è in Africa un gruppo etno-linguistico, gli Yoruba, che celebrano il culto dei gemelli. Al contrario dei "colleghi" Ygbo e Ashanti che in occasione del parto gemino in una famiglia reale addirittura eliminano i neonati, questo popolo dell'Africa occidentale invece considera felice la loro nascita. Inoltre, e questo è davvero curioso, statistiche mondiali dimostrano che tra gli Yoruba viene registrata la più alta percentuale di nascite di gemelli al mondo!! (fonte Eric Herold "Arte Africana" ipermedium 1991).


Gli Yoruba sono presenti soprattutto in Nigeria, ma anche in altri stati là vicino come il Benin, il Togo e la Sierra Leone. Durante la tratta degli schiavi, anche a causa della loro posizione geografica che è quella africana più vicina all'America, molte persone di questo popolo sono stati deportati oltreoceano. Possiamo qindi trovare sangue Yoruba negli U.S.A, nel Brasile, a Cuba, a Porto Rico e nei Caraibi.


Conosciuti anche in Europa come Akù che sarebbe poi il loro saluto, gli Yoruba sono famosi anche per le loro manifestazioni teatrali e narrative che l'UNESCO ha riconosciuto come "Patrimonio orale e tangibile dell' umanità". In queste recitazioni è molto diffuso l'uso della maschera e il culto del divino, in particolare nell' lfa che consiste in un insieme di poemi religiosi. Ma sotto la tutela dell'UNESCO possiamo trovare anche l'Epa cioè riti di valore e fertilità e l' Eyo una processione di danzatori mascherati.


La loro religione si chiama Orisha che, detto scientificamente, è un infogno di divinità non elencabili. Il "capo" è Olorun, il Dio creatore, poi vengono tutti gli altri, tra questi c'è Ibeji che è la divinità dei gemelli. Dal diciannovesimo secolo molti Yoruba, soprattutto quelli "all'estero" si sono convertiti ad altre religioni come Cristianesimo ma anche, in qualche piccolo caso all'Islam.


Ci sono anche Yoruba famosi come il presidente della Nigeria Obasanjo e quello del Benin Yayi Boni ma anche calciatori come Adebayor e l'ex interista Obafemi Martins.


Akù e alla prossima!


venerdì 11 maggio 2007

El mariachi: musica sentimento e sombrero



Scusate ma non riesco a non parlare di musica per più di tre o quattro post.
I musicisti di strada li troviamo pressochè in quasi tutto il mondo ma la storia e le caratteristiche dei mariachi sono uniche.
La loro origine è molto confusa, la parola "mariachi" potrebbe essere stata coniata dagli Indios Coca nel sedicesimo secolo e significherebbe "musica" ma ci sono altre fonti che farebbero derivare la parola dal francese "marriage" che vuol dire matrimonio o dal Galiziano "Marriagero" ossia il musicista che suona ai matrimoni.
L'unica cosa certa è che il mariachi e quasi tutta la musica popolare messicana è di origine latina visto che le popolazioni precolombiane non avevano un sistema di codificazione e conservazione delle note.
La musica del mariachi ha delle origini incerte ma sappiamo che i primi Mariachi sono prevalentemente dello Stato messicano Jalisco e che cominciarono a suonare durante il settecento; il fenomeno si è presto esteso fino a "invadere"tutto il Messico.
I primi gruppi mariachi si esibivano nelle piazze 2 o 3 volte alla settimana, le loro serenate conquistarono subito i messicani che da bravi latini non possono che apprezzare tutto quel sentimento e quelle emozioni che solo questi musicisti sanno esprimere. Allora i vestiti erano tipici abiti regionali, ma successivamente si sviluppò un modo di vestire tipico dei mariachi che iniziarono a indossare il charro; questi è formato da dei stivaletti, dei pantaloni con tasca posteriore, un cinturone, una giacca con dei bottoni luccicanti che troviamo anche sui lati esterni dei pantaloni e naturalmente nel famoso sombrero, il tipico capello messicano.
I Mariachi usano violini, trombe, naturalmente chitarre, una jahrana detta anche guitara de golpe, il guitaròn, la vihuela e un arpa diatonica. La vihuela è come la viola da gamba, i Mariachi la suonano prevalentemente pizzicando le corde come se fosse una chitarra; questa, insieme al guitaròn che è lo strumento a corde per i suoni gravi non la si trova in nessun altro complesso musicale popolare e costituiscono quindi il suono caratteristico della musica mariachi.

Bisogna avere dei precisi requisiti per poter essere un Mariachi. In Messico per esempio devi essere prima di tutto maschio, le donne sono presenti solo nei gruppi oltre confine come quelli nel Texas. Inoltre, al contrario dei musicisti dei secoli scorsi, quelli di adesso sono dei veri e propri professionisti della musica, suonano nelle occasioni più disparate dai battesimi alle cene familiari, dai matrimoni alle "ancoraverdi" serenate sotto i balconi delle ragazze, dai locali alle piazze nelle città. Tutto questo fa si che il loro repertorio sia vario e non abbia un indirizzo preciso. Come ho detto nel primo post, il popolare non muore mai, al massimo si trasforma e se lo straordinario è nel comune allora i mariachi, soprattutto quelli delle origini, sono un esempio di straordinarietà. Olè.








lunedì 7 maggio 2007

La nascita dello Yin e dello Yang



Ecco qui una leggenda cinese antichissima che "spiegherebbe" la nascita dello Yin e dello Yang.


Chang E e suo marito Hou Yi, il prodigioso arciere, vivevano durante il regno del leggendario imperatore Yao (2000 a.C. circa). Hou Yi era un valente membro della Guardia Imperiale che maneggiava un arco magico e scoccava frecce magiche.Un giorno nel cielo apparvero dieci soli. La gente sulla terra non riusciva più sopportare il caldo e la siccità che ormai continuavano da diversi anni.
L’imperatore decise allora di chiamare Hou Yi ordinandogli di tirare ai soli in soprannumero per eliminarli dal cielo e soccorrere così la popolazione.Facendo uso della sua abilità, Hou Yi ne abbattè nove lasciandone solo uno. La sua fama si diffuse, allora, fino giungere alla Regina Madre d’Occidente (Xi Wang Mu) nei lontani Monti Kunlun. Essa lo convocò al suo palazzo per ricompensarlo con la pillola dell’immortalità, ma avvertendolo così:"Non devi mangiare la pillola immediatamente. Prima devi prepararti per 12 mesi con la preghiera e il digiuno".Essendo un uomo diligente, egli prese a cuore il consiglio e iniziò i preparativi nascondendo, prima di tutto, a casa sua la pillola. Sfortunatamente fu chiamato d’improvviso per una missione urgente.In sua assenza, la moglie Chang E notò una luce fioca e un dolce odore emanare da un angolo della stanza. Una volta presa la pillola nella mano, non riuscì a trattenersi dall’assaggiarla. Nel momento in cui la ingoiò la legge di gravità perse il suo potere su di lei. Poteva volare! Non molto tempo dopo sentì suo marito ritornare e terrorizzata volò fuori della finestra.
Arco e frecce in mano, Hou Yi la inseguì per mezzo cielo, ma un forte vento lo riportò a casa.Chang E volò dritta sulla Luna , ma quando arrivò, ansimava così forte per lo sforzo compiuto, che sputò l’involucro della pillola, la quale si tramutò istantaneamente in un coniglio di giada, mentre Chang E divenne un rospo a tre zampe.Da allora vive sulla luna respingendo le frecce magiche che il marito le tira.Hou Yi si costruì un palazzo sul sole ed essi si vedono il quindicesimo giorno di ogni mese.Chang E e Hou Yi, simboli, rispettivamente della luna e del sole, sono divenuti espressione di yin e yang, negativo e positivo, buio e luce, femminile e maschile, ossia della dualità che governa l’universo
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lunedì 30 aprile 2007

Problemi di denotazione








Oggi mi sono svegliato con la voglia di fare una riflessione.
Si sente dire, descrivedo una nazione o un popolo, cose come:popolo di guerrieri, popolo che tratta male le donne, popolo che non ha rispetto per l occidente ecc...
Potrebbe sembrara una cazzata, ma dicendo popolo di guerrieri vuoi dire che combattono tutti? Cioè, le donne, i bambini e gli anziani non fanno parte di quel popolo? Spiegalo meglio...
Ancora peggio: i musulmani discriminano le donne. Cosa vuol dire? Che le donne non sono musulmane? Certo è vero che ci sono leggi alcune volte anche molto dure contro le donne e questo va denunciato perchè va contro i diritti umani ma così le discrimini anche tu perchè secondo te non sono musulmane, usa un'altra frase o ancora meglio usane due, tre, quattro, cento e usale bene, non puoi ridurre ad una frase secoli di storia.
Credo sia stato Russel a dire che la maggior parte dei problemi del mondo siano dovuti a problemi di linguaggio, non lo so se è vero ma le frasi che ho messo in corsivo che possiamo tranquillamente trovare nei giornali e sentire alla televisione sono una prova che almeno in parte aveva ragione. Se uno sente dire queste frasi da politici intelletuali, stralaureati, tuttologi alla fine pensa: "cazzo se lo dicono loro allora che cosa me ne frega di vedere bene prima di giudicare, se studiare una vita come fanno loro ti porta a descrivere un popolo con tre parole allora sono un genio perchè quello lo pensavo gia." Così fai nascere e alimenti discriminazione e odio. Da notare che quando si tratta di discriminare però sono tutti uguali, le donne che dovrebbere essere vittime vengono discriminate da chi dice che sono vittime...
In realtà è troppo facile parlare come loro ed è troppo facile dire frasi come cacciamoli via ecc.. Se non conosco bene un popolo sto zitto e basta. Lo stesso accade quando vediamo bruciare bandiere americane. Voglio premettere: anche io odio George Tricketrackebombeamano Bush e il disegno imperialista americano però non brucerei mai la bandiera americana. Pensate che la sua politica sia condivisa da tutti negli States? In America è nato il blues, il rock'n'roll e un sacco di altri generi che derivano da questi. Martin Luther King era americano, così bruci anche lui, bruci Bob Dylan, Jimi Hendrix, Andy Warhol, quelli che hanno fatto un casino quando c'era la guerra in Vietnam, quelli che fanno un casino contro la guerra in Iraq e un sacco di altre persone che bruciare sarebbe una bestemmia. Purtroppo queste questioni sono complesse, tanti le presentano semplificate e con parole sbagliate, si contraddicono tra quello che dicono e quello che fanno e non esiste causa peggiore di conflitti e incomprensioni evitabili.

venerdì 27 aprile 2007

Dalla lettera di un aborigeno




Mio nonno mi raccontava che suo nonno veniva svegliato la mattina dalla luce dell'alba che gli attraversava le palpebre. Quando apriva gli occhi, davanti a se vedeva tutto: la foresta, il sole che piano si arrampicava dietro la montagna per poi lanciarsi nel suo cammino giornaliero. Il continuo mormorio del ruscello vicino a loro gli assicurava la vita e il rumore del fuoco, lì, acceso, gli dava protezione. Cacciava in libertà, anche lui come me disegnava: lo faceva tra una battuta di caccia e l altra. La notte si addormentava tra il crepitio del falò e i piccoli schiaffi dell' acqua del ruscello alle rocce nella sponda.



Quasi non mi ricordo più di mio nonno, gli stranieri mi hanno portatovia dalla mia famiglia perchè sono bianco come loro. Ricordo e sento ancora, a distanza di 60 anni, le grida di mia madre, bianca come gli stranieri, e le sue lacrime mentre in due mi prendevano a forza e mi portavano con loro in una caverna quadrata con dei piccoli rettangoli di vetro. Mio padre poi non l' ho neanche conosciuto. E' morto perchè lavorava troppo la sua terra e si era ribellato ad un'altra persona che diceva di essere il nuovo padrone, anche lui straniero. Io ho studiato la loro scuola ma poi sono scappato dalla capanna quadrata e mi sono rifugiato da altri come me perchè io sono così, ho la pelle bianca ma sono come quelli come me. Molti miei simili adesso sono anche famosi campioni nello sport, musicisti famosi, attori famosi. Altri vivono tranquillamente con gli stranieri, fanno i politici, lottano per i nostri diritti: cercano di far riconoscere che noi eravamo in questa terra prima degli stranieri quando sappiamo tutti che eravamo davvero qui. Che bisogno c'è di riconoscerlo "ufficialmente"? E poi, cosa vuol dire "ufficialmente"?



Mia madre non so dove sia, di lei ricordo solo grida e lacrime, mio padre non l' ho mai conosciuto, vivo in un pezzo di terra che gli stranieri ci hanno concesso come se ci stessero facendo un favore e adesso, a quasi 70 anni di vita non chiedo più niente, alla fine non ho mai chiesto niente perchè so che quello che voglio non potrò averlo: non potrò svegliarmi la mattina con la luce dell'alba, non potrò sentire il suono di un ruscello, potrò solo chiudere gli occhi e aspettare che un altra notte passi...come tutte le altre, senza dire nulla, in silenzio.

Is Launeddas






Inizierò con la mia terra, la Sardegna: vanto e orgoglio musicale di noi sardi sono le Launeddas: uno strumento a tre canne che scandisce feste e riti religiosi dell'isola da millenni. Le sue origini dovrebbero infatti risalire addirittura al 3000 A.C come dimostrerebbe un bronzetto itifallico (e quindi, come potete notare nella foto, dotato di una certa virilità).

Le launeddas seguono lo stesso principio della cornamusa. La canna più lunga si chiama Tumbu e produce una sola nota di continuo. A questa è legata con uno spago impeciato la Mancosa Manna che ha la funzione di accompagnamento. La Mancosedda o Destrina, così chiamata perchè si suona con la mano destra, produce la melodia principale. Esistono vari tipi di Launeddas: i tre principali sono la Mediana, il Fiorassiu e il punt'e organu e si differenziano per forma e numero di fori.

Come per molti altri strumenti etnici a fiato, per suonare le Launeddas è necessario conoscere la tecnica della respirazione circolare che consiste nell'usare la bocca come riserva d'aria da utilizzare quando si prende fiato con il naso: così facendo non si blocca il flusso d aria e quindi il suono sarà continuo.




Originariamente con le Launeddas si accompagnava uno dei balli più famosi dell' isola: il Ballu Tundu. Come suggerisce il nome, questo consiste nel ballare in cerchio, con dei passi di danza ben definiti, attorno al musicista. Ma queste come gia detto venivano usate anche per i riti religiosi e per altri balli; in passato i primi erano legati all'annata agraria e venivano svolti in posti sacri come sagrati e chiese. Naturalmente le Launeddas vivono ancora e questo è possibile grazie a dei musicisti e artigiani sardi che non intendono far morire 5000 anni di storia musicale dell isola.

mercoledì 25 aprile 2007

Espressione di vita

Ho deciso di aprire questo blog perchè oltre che dalle guerre e dai re la storia dell' umanità è scritta anche da quella che è la vita comune dei popoli, le loro usanze, le loro invenzioni, la loro arte ecc.. Se si comincia a intraprendere questo viaggio si scoprono cose meravigliose, impensabili, accompagnate da un fascino unico.
Sono l'espressione di comunità di persone, della loro vita, delle loro sofferenze e delle loro gioie. Nel mondo può succedere di tutto: guerre, rivoluzioni ecc... Ma ciò che è popolare non muore mai, al massimo si trasforma, basti pensare a come sopravvive con una certa dignità la musica popolare nel contesto attuale.
Lo straordinario non vive necessariamente nella fama e nella gloria, lo straordinario vive nel comune.