venerdì 27 aprile 2007

Dalla lettera di un aborigeno




Mio nonno mi raccontava che suo nonno veniva svegliato la mattina dalla luce dell'alba che gli attraversava le palpebre. Quando apriva gli occhi, davanti a se vedeva tutto: la foresta, il sole che piano si arrampicava dietro la montagna per poi lanciarsi nel suo cammino giornaliero. Il continuo mormorio del ruscello vicino a loro gli assicurava la vita e il rumore del fuoco, lì, acceso, gli dava protezione. Cacciava in libertà, anche lui come me disegnava: lo faceva tra una battuta di caccia e l altra. La notte si addormentava tra il crepitio del falò e i piccoli schiaffi dell' acqua del ruscello alle rocce nella sponda.



Quasi non mi ricordo più di mio nonno, gli stranieri mi hanno portatovia dalla mia famiglia perchè sono bianco come loro. Ricordo e sento ancora, a distanza di 60 anni, le grida di mia madre, bianca come gli stranieri, e le sue lacrime mentre in due mi prendevano a forza e mi portavano con loro in una caverna quadrata con dei piccoli rettangoli di vetro. Mio padre poi non l' ho neanche conosciuto. E' morto perchè lavorava troppo la sua terra e si era ribellato ad un'altra persona che diceva di essere il nuovo padrone, anche lui straniero. Io ho studiato la loro scuola ma poi sono scappato dalla capanna quadrata e mi sono rifugiato da altri come me perchè io sono così, ho la pelle bianca ma sono come quelli come me. Molti miei simili adesso sono anche famosi campioni nello sport, musicisti famosi, attori famosi. Altri vivono tranquillamente con gli stranieri, fanno i politici, lottano per i nostri diritti: cercano di far riconoscere che noi eravamo in questa terra prima degli stranieri quando sappiamo tutti che eravamo davvero qui. Che bisogno c'è di riconoscerlo "ufficialmente"? E poi, cosa vuol dire "ufficialmente"?



Mia madre non so dove sia, di lei ricordo solo grida e lacrime, mio padre non l' ho mai conosciuto, vivo in un pezzo di terra che gli stranieri ci hanno concesso come se ci stessero facendo un favore e adesso, a quasi 70 anni di vita non chiedo più niente, alla fine non ho mai chiesto niente perchè so che quello che voglio non potrò averlo: non potrò svegliarmi la mattina con la luce dell'alba, non potrò sentire il suono di un ruscello, potrò solo chiudere gli occhi e aspettare che un altra notte passi...come tutte le altre, senza dire nulla, in silenzio.

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