lunedì 30 aprile 2007

Problemi di denotazione








Oggi mi sono svegliato con la voglia di fare una riflessione.
Si sente dire, descrivedo una nazione o un popolo, cose come:popolo di guerrieri, popolo che tratta male le donne, popolo che non ha rispetto per l occidente ecc...
Potrebbe sembrara una cazzata, ma dicendo popolo di guerrieri vuoi dire che combattono tutti? Cioè, le donne, i bambini e gli anziani non fanno parte di quel popolo? Spiegalo meglio...
Ancora peggio: i musulmani discriminano le donne. Cosa vuol dire? Che le donne non sono musulmane? Certo è vero che ci sono leggi alcune volte anche molto dure contro le donne e questo va denunciato perchè va contro i diritti umani ma così le discrimini anche tu perchè secondo te non sono musulmane, usa un'altra frase o ancora meglio usane due, tre, quattro, cento e usale bene, non puoi ridurre ad una frase secoli di storia.
Credo sia stato Russel a dire che la maggior parte dei problemi del mondo siano dovuti a problemi di linguaggio, non lo so se è vero ma le frasi che ho messo in corsivo che possiamo tranquillamente trovare nei giornali e sentire alla televisione sono una prova che almeno in parte aveva ragione. Se uno sente dire queste frasi da politici intelletuali, stralaureati, tuttologi alla fine pensa: "cazzo se lo dicono loro allora che cosa me ne frega di vedere bene prima di giudicare, se studiare una vita come fanno loro ti porta a descrivere un popolo con tre parole allora sono un genio perchè quello lo pensavo gia." Così fai nascere e alimenti discriminazione e odio. Da notare che quando si tratta di discriminare però sono tutti uguali, le donne che dovrebbere essere vittime vengono discriminate da chi dice che sono vittime...
In realtà è troppo facile parlare come loro ed è troppo facile dire frasi come cacciamoli via ecc.. Se non conosco bene un popolo sto zitto e basta. Lo stesso accade quando vediamo bruciare bandiere americane. Voglio premettere: anche io odio George Tricketrackebombeamano Bush e il disegno imperialista americano però non brucerei mai la bandiera americana. Pensate che la sua politica sia condivisa da tutti negli States? In America è nato il blues, il rock'n'roll e un sacco di altri generi che derivano da questi. Martin Luther King era americano, così bruci anche lui, bruci Bob Dylan, Jimi Hendrix, Andy Warhol, quelli che hanno fatto un casino quando c'era la guerra in Vietnam, quelli che fanno un casino contro la guerra in Iraq e un sacco di altre persone che bruciare sarebbe una bestemmia. Purtroppo queste questioni sono complesse, tanti le presentano semplificate e con parole sbagliate, si contraddicono tra quello che dicono e quello che fanno e non esiste causa peggiore di conflitti e incomprensioni evitabili.

venerdì 27 aprile 2007

Dalla lettera di un aborigeno




Mio nonno mi raccontava che suo nonno veniva svegliato la mattina dalla luce dell'alba che gli attraversava le palpebre. Quando apriva gli occhi, davanti a se vedeva tutto: la foresta, il sole che piano si arrampicava dietro la montagna per poi lanciarsi nel suo cammino giornaliero. Il continuo mormorio del ruscello vicino a loro gli assicurava la vita e il rumore del fuoco, lì, acceso, gli dava protezione. Cacciava in libertà, anche lui come me disegnava: lo faceva tra una battuta di caccia e l altra. La notte si addormentava tra il crepitio del falò e i piccoli schiaffi dell' acqua del ruscello alle rocce nella sponda.



Quasi non mi ricordo più di mio nonno, gli stranieri mi hanno portatovia dalla mia famiglia perchè sono bianco come loro. Ricordo e sento ancora, a distanza di 60 anni, le grida di mia madre, bianca come gli stranieri, e le sue lacrime mentre in due mi prendevano a forza e mi portavano con loro in una caverna quadrata con dei piccoli rettangoli di vetro. Mio padre poi non l' ho neanche conosciuto. E' morto perchè lavorava troppo la sua terra e si era ribellato ad un'altra persona che diceva di essere il nuovo padrone, anche lui straniero. Io ho studiato la loro scuola ma poi sono scappato dalla capanna quadrata e mi sono rifugiato da altri come me perchè io sono così, ho la pelle bianca ma sono come quelli come me. Molti miei simili adesso sono anche famosi campioni nello sport, musicisti famosi, attori famosi. Altri vivono tranquillamente con gli stranieri, fanno i politici, lottano per i nostri diritti: cercano di far riconoscere che noi eravamo in questa terra prima degli stranieri quando sappiamo tutti che eravamo davvero qui. Che bisogno c'è di riconoscerlo "ufficialmente"? E poi, cosa vuol dire "ufficialmente"?



Mia madre non so dove sia, di lei ricordo solo grida e lacrime, mio padre non l' ho mai conosciuto, vivo in un pezzo di terra che gli stranieri ci hanno concesso come se ci stessero facendo un favore e adesso, a quasi 70 anni di vita non chiedo più niente, alla fine non ho mai chiesto niente perchè so che quello che voglio non potrò averlo: non potrò svegliarmi la mattina con la luce dell'alba, non potrò sentire il suono di un ruscello, potrò solo chiudere gli occhi e aspettare che un altra notte passi...come tutte le altre, senza dire nulla, in silenzio.

Is Launeddas






Inizierò con la mia terra, la Sardegna: vanto e orgoglio musicale di noi sardi sono le Launeddas: uno strumento a tre canne che scandisce feste e riti religiosi dell'isola da millenni. Le sue origini dovrebbero infatti risalire addirittura al 3000 A.C come dimostrerebbe un bronzetto itifallico (e quindi, come potete notare nella foto, dotato di una certa virilità).

Le launeddas seguono lo stesso principio della cornamusa. La canna più lunga si chiama Tumbu e produce una sola nota di continuo. A questa è legata con uno spago impeciato la Mancosa Manna che ha la funzione di accompagnamento. La Mancosedda o Destrina, così chiamata perchè si suona con la mano destra, produce la melodia principale. Esistono vari tipi di Launeddas: i tre principali sono la Mediana, il Fiorassiu e il punt'e organu e si differenziano per forma e numero di fori.

Come per molti altri strumenti etnici a fiato, per suonare le Launeddas è necessario conoscere la tecnica della respirazione circolare che consiste nell'usare la bocca come riserva d'aria da utilizzare quando si prende fiato con il naso: così facendo non si blocca il flusso d aria e quindi il suono sarà continuo.




Originariamente con le Launeddas si accompagnava uno dei balli più famosi dell' isola: il Ballu Tundu. Come suggerisce il nome, questo consiste nel ballare in cerchio, con dei passi di danza ben definiti, attorno al musicista. Ma queste come gia detto venivano usate anche per i riti religiosi e per altri balli; in passato i primi erano legati all'annata agraria e venivano svolti in posti sacri come sagrati e chiese. Naturalmente le Launeddas vivono ancora e questo è possibile grazie a dei musicisti e artigiani sardi che non intendono far morire 5000 anni di storia musicale dell isola.

mercoledì 25 aprile 2007

Espressione di vita

Ho deciso di aprire questo blog perchè oltre che dalle guerre e dai re la storia dell' umanità è scritta anche da quella che è la vita comune dei popoli, le loro usanze, le loro invenzioni, la loro arte ecc.. Se si comincia a intraprendere questo viaggio si scoprono cose meravigliose, impensabili, accompagnate da un fascino unico.
Sono l'espressione di comunità di persone, della loro vita, delle loro sofferenze e delle loro gioie. Nel mondo può succedere di tutto: guerre, rivoluzioni ecc... Ma ciò che è popolare non muore mai, al massimo si trasforma, basti pensare a come sopravvive con una certa dignità la musica popolare nel contesto attuale.
Lo straordinario non vive necessariamente nella fama e nella gloria, lo straordinario vive nel comune.