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mercoledì 30 gennaio 2008

Mostri Giapponesi #2: Hizama e Futtachi

foto da blog.manuelmartin.com


Nell' isola di Okinoerabu, difficilmente in passato potevate vedere dei recipienti vuoti, erano tutti pieni o al massimo capovolti. La paura era che Hizama ne venisse in possesso e scatenasse incendi vari.
Questo simpatico mostro aveva le sembianze di un gallo con le guance rosse. Nell' isola si era soliti chiamara una sciamana "yuta" per liberare la maledizione della propria casa dal mostro.
Ma anche nel resto del paese esistono credenze altrettanto negativo intorno alla figura del gallo, soprattutto quella che il suo canto, che nel nostro immaginario è il "buongiorno", la "sveglia" per cominciare un'altra gioranta, sia legato allo scatenarsi degli incendi. Oppure ancora, si pensava che mettendo una piuma di gallo su un tetto avrebbe provocato fuochi e fiamme in quella casa.
Nella regione di Iwate invece esisteva Futtachi un altro gallo di veneranda età ma non certo dai gentili costumi. Addirittura si raccontava di una gallina che, trasformatasi in un Futtachi condannò due bambini a non crescere mai! Durante il rito di un monaco che cercò di liberare la povera famiglia dalla maledizione, il mostro apparì e spiegò il perchè del suo "incantesimo", disse: "Ogni volta che depongo le uova, queste vengono mangiate dagli uomini, non ho mai visto crescere i miei figli. Aveva quindi deciso di vendicarsi... Alla fine..ripensandoci, non aveva neanche tutti i torti:)

sabato 24 novembre 2007

Mostri Giapponesi #1: Amamehagi


E' un mostro del nord est del Giappone, appare d'inverno in coppie di due o tre, soprattutto la notte del nuovo anno agricolo. Che cosa fa quando appare?

Divora gli uomini più pigri! I contadini allora ospitano i vari Amamehagi e promettono loro di impegnarsi e di lavorare molto anche l' anno successivo. Certo, la "penitenza" è brutale (se no non sarebbe un mostro) , però come ci dice Mizuki l'autore del libro, questo è un "mostro istruttivo". Lo stesso nome "Amamehagi" è indicativo. "Amame" vuol dire "callo dei piedi", quello che ti viene quando lavori molto. Qui è usato in senso ironico ed allude al callo che ti viene al sedere quando non fai nulla. "Hagi" invece vuol dire "estirpare" e quindi Amamehagi è colui che estirpa il callo che viene ai pigri. Secondo me questo mostro è anche espressione della cultura del lavoro tipica dei giapponesi che sono famosi per la loro dedizione al dovere di ogni giorno. Ci sono, per esempio, molti lavoratori che non godono di tutte le ferie di cui hanno diritto, il tasso di disoccupazione è tra i più bassi del mondo e i fannulloni o "presunti tali" sono fortemente emarginati dalla società.

venerdì 23 novembre 2007

Mostri Giapponesi #0


Ho deciso di iniziare una specie di "serie".
C'è un libro intitolato "Enciclopedia dei mostri giapponesi" scritto da Shigeru Mizuki.
In questo libro vengono raccontati tutti i mostri della cultura giapponese. Ce n'è di tutti i colori. Ne sceglierò alcuni tra quelli che trovo più interessanti.

Nell' introduzione a cura di Andrea Baricardi ci viene spiegato che il contenuto del libro non sono leggende o fiabe ma un mondo molto particolare che ha il sapore di fatti realmente accaduti e di cui non si hanno prove.
E' una bella premessa per vivere questi personaggi calandoci nella realtà con la quale li vivevano i giapponesi. In fondo, ci spiega sempre Baricardi, gli scenari in cui i giapponesi proiettavano i loro mostri non erano solo misteriosi come boschi umidi e montagne impervie ma erano anche reali e quotidiani come gli anfratti bui di casa, il cortile e la risaia. E' in questa dialettica tra reale e irreale che si proiettano i mostri, rappresentazione fantastica di una paura reale. "E' l'impressionante irrealtà del reale a farci sentire piccoli di fronte all' ignoto, e non il mostro che le incarna."